Incoraggiato dall’atteggiamento batticuore della politica, dell’industria e dell’associazionismo, il La Commissione Europea lo è chiedere all’Italia di ridurre del 62 per cento i pesticidi, una follia che mette a rischio la sicurezza alimentare. Questo nonostante i rischi per la salute e l’ambiente indotti da questi prodotti siano già oggi risibili e il loro utilizzo si sia quasi dimezzato in trent’anni.
Nessuna logica, anzi una logica perversa, alla base degli incarichi che purtroppo penalizzano l’Italia. Il furore anti-pesticida della Commissione ha infatti basato i suoi criteri guida per l’attribuzione delle riduzioni soprattutto sul rapporto chilogrammi per ettaro. Il sistema premia i paesi che vedono la loro agricoltura gravitare fortemente sulla prevalenza di pascoli e cereali. Punisce invece chi è caratterizzato da produzioni specializzate, frutteti, vigneti e ortaggi.
Su un ettaro di vigneto, ad esempio, l’uso di agrofarmaci è sì 25 volte superiore a quello previsto per il frumento e quindi, stando ai numeri, potrebbe esserci una riduzione. Esattamente come possono suggerire i 24 chili per ettaro di polisolfuro di calcio utilizzati in un’unica applicazione sui meli in pre-fioritura.
[Editor’s note: This article has been translated from Italian and edited for clarity]
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