venerdì, Novembre 15, 2024

Un istituto accademico in Italia prende di mira Israele – Commento

L’ultima ondata di polemiche negli ambienti accademici italiani fa seguito all’emergere di una petizione che chiede il boicottaggio degli istituti accademici e di ricerca israeliani.

Alimentata da crimini come “l’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi” e il “blocco di Gaza”, la petizione ha visto un enorme aumento di sostegno dal suo lancio nel 2016. Tuttavia, questo aumento coincide con l’aumento delle maree. La protesta evidenzia la complessità e l’importanza della questione.

Nel 2016, un gruppo di 168 accademici italiani ha lanciato un movimento per boicottare il Technion Institute of Technology di Haifa, sostenendo che fosse complice dell’occupazione militare dei territori palestinesi.

Il loro appello è stato respinto dalla leadership educativa italiana, ma la loro causa ha acquisito uno slancio significativo, con oltre 4.000 educatori che hanno firmato l’appello più recente datato 7 novembre 2023. L’appello si apre con l’appello al “cessate il fuoco immediato e al rispetto del diritto internazionale umanitario”. Law”, e sollecitando le università italiane a recidere i legami con le istituzioni accademiche israeliane.

Tuttavia, questo movimento non è andato senza intoppi. Recentemente ho espresso preoccupazione per le implicazioni fondamentali dell’appello. In una schietta intervista, ho sottolineato che il ricorso autorizzava implicitamente l’occupazione abusiva di Palazzo Giusso presso l’Università L’Orientale di Napoli.

Una gondola è raffigurata sul Canal Grande di fronte al Ponte di Rialto a Venezia, Italia, il 20 ottobre 2021 (Credit: REUTERS/FABRIZIO BENSCH)

L’appello del 7 novembre “Occupy” risale al 1948

Il riferimento dell’appello a “75 anni di occupazione illegale” risale alla creazione dello Stato di Israele nel 1948, negando così a Israele il diritto di esistere all’interno di confini riconosciuti a livello internazionale.

La posizione schiacciante e più accettata dell’opinione pubblica italiana e della sua leadership politica è contraria ai boicottaggi internazionali. Le contropetizioni che sostengono la continuazione della cooperazione scientifica con Israele hanno raccolto più di 8.000 firme, più di quelle a favore del boicottaggio.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente sottolineato l’importanza di isolare la ricerca scientifica dalle tensioni internazionali, sottolineandone il ruolo di “strumento di pace”.

La mia analisi dei ricorsi ha rivelato spunti sorprendenti. Dopo aver contattato personalmente circa 50 firmatari, ho ricevuto 18 richieste di cancellazione dei loro nomi dagli atti, dimostrando che erano completamente all’oscuro del contenuto o dell’intento del ricorso.

Ciò suggerisce che molti accademici potrebbero essere stati fuorviati dal titolo dell’appello, che enfatizza il cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale. Potrebbero non comprendere e/o leggere appieno l’appello al boicottaggio accademico di Israele.

Inoltre, un’analisi statistica da me effettuata suggerisce che i firmatari rappresentano solo una piccola parte dell’istruzione italiana. Solo circa il 2,5% dei professori associati e ordinari in Italia ha approvato il ricorso, riflettendo un punto di vista minoritario nella più ampia comunità accademica.

Alla luce di questi sviluppi, la posizione filo-israeliana sta guadagnando un notevole sostegno, sottolineando la disconnessione del movimento di boicottaggio sia dalla realtà che dall’opinione pubblica. Una minoranza di firmatari istruiti della petizione potrebbe essere disinformata o inconsapevole delle implicazioni più ampie della propria posizione.

Il loro appello non solo fraintende la complessità del conflitto israelo-palestinese, ma trascura anche il contributo di Israele al progresso scientifico ed educativo globale. Un approccio così cinico mina l’importante ruolo delle università come fari di conoscenza e pensiero critico e mentori per le generazioni future.

Le istituzioni educative dovrebbero promuovere la comprensione piuttosto che la confusione, incoraggiare la cooperazione piuttosto che la divisione e insegnare l’importanza di posizioni sfumate e ben informate nell’affrontare le questioni globali.

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L’autore è uno studioso italo-israeliano e professore di fisica all’Università Bar-Ilan.

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