Londra-
Una fonte informata ha riferito che la procura di Milano sta indagando sulla catena di fornitura di una dozzina di altri marchi di moda, dopo che un’unità della società francese LVMH in Italia è stata posta sotto la gestione del tribunale in un’indagine relativa allo sfruttamento dei lavoratori.
Un tribunale di Milano ha nominato un commissario per gestire una società di proprietà di LVMH, produttore di borse a marchio Dior, dopo che un’indagine su quattro dei suoi fornitori con sede nella capitale italiana della moda ha rivelato condizioni di lavoro illegali per i dipendenti.
Le ispezioni sul posto e la verifica dei dati sull’utilizzo dell’elettricità hanno portato i pubblici ministeri ad accusare i lavoratori di orari prolungati, spesso lavorando di notte e durante i giorni festivi. Alcuni dipendenti dormivano sul posto di lavoro, non avevano un regolare contratto di lavoro e due di loro erano immigrati illegalmente in Italia.
Si tratta della terza decisione di questo tipo quest’anno da parte del tribunale di Milano competente per le misure di prevenzione, che in aprile aveva adottato misure simili nei confronti di un’azienda di proprietà di Giorgio Armani con l’accusa secondo cui il gruppo di moda “ha deliberatamente omesso” di controllare adeguatamente i propri fornitori. Il Gruppo Armani all’epoca dichiarò di aver sempre cercato di “limitare gli abusi nella catena di fornitura”.
LVMH ha rifiutato di commentare la decisione della corte.
La fonte ha detto a Reuters che la procura di Milano e la polizia italiana stanno indagando su altri piccoli produttori che forniscono circa una dozzina di altri marchi, rifiutandosi di fornire ulteriori dettagli perché le informazioni sono riservate.
La nomina di un commissario straordinario ha lo scopo di dare alle filiali dei marchi di moda il tempo di risolvere i problemi nella loro catena di fornitura pur continuando a operare.
Le copie delle decisioni giudiziarie viste da Reuters mostrano che LVMH e Armani non sono sotto inchiesta, mentre i fornitori presi di mira dall’indagine sono accusati di sfruttamento dei lavoratori.
‘Fatto in Italia’
Negli ultimi dieci anni la Procura di Milano ha indagato sulle società di reclutamento che presumibilmente assumevano lavoratori illegalmente ed evadevano le tasse, nonché i contributi previdenziali e pensionistici, per ridurre il costo dei servizi forniti.
Tradizionalmente le indagini hanno preso di mira settori come la logistica, i trasporti e le pulizie, dove i lavoratori venivano forniti da aziende che nascevano e poi liquidavano ogni pochi anni.
L’attenzione si è poi spostata sul settore della moda, dove anche quest’anno le indagini hanno evidenziato problemi simili.
L’Italia rappresenta tra il 50% e il 55% della produzione mondiale di beni di lusso, calcola Bain Consulting, con migliaia di piccoli produttori che forniscono marchi importanti e consentono loro di etichettare i loro prodotti come “Made in Italy”.
Dalle ultime indagini milanesi è emerso che un piccolo produttore è riuscito a raccogliere da Dior non più di 53 euro (57 dollari americani) per realizzare una borsa, che la casa di moda ha poi venduto nei negozi per 2.600 euro.
Secondo la legge italiana, i marchi che esternalizzano la produzione sono responsabili di effettuare adeguati controlli sui fornitori.
In passato, i provvedimenti adottati dai giudici italiani nell’ambito delle indagini sullo sfruttamento del lavoro riguardavano solo i fornitori che maltrattavano i lavoratori.
Tuttavia, la Procura di Milano ha potuto trarre vantaggio da una disposizione della legge originariamente concepita per occuparsi delle aziende infiltrate dalla mafia.
Queste società sono poste sotto la gestione del tribunale o della magistratura nominando commissari speciali per gestirle.
(Segnalazione di Emilio Parodi, Scrittura di Valentina Za, Montaggio di Matt Schoham ed Emilia Sithole Matares)
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