In senso classico, A Chiara non è un film di formazione. Sì, è incorniciata dagli occhi dell’eroina quindicenne del film, ma il film non ha lo scopo di seguirla dall’infanzia all’età (inizio) adulta, non importa quanto ci provi. Lo scrittore e regista Jonas Carpignano vuole invece approfondire il tema del “divenire maggiorenne”. Chiara, con calma e persuasione, avanza la tesi del diritto all’autodeterminazione del minore rivelando quanto sia facile per qualcuno relazionarsi con una vita che non avrebbe scelto lui stesso, in una struttura sociale e familiare fortemente incentrata su un maestro di crescita verso una vita sempre più grado malvagio.
Chiara e la sua famiglia si riuniscono per celebrare il 18° compleanno di sua sorella, Julia, in questo dramma in lingua italiana ambientato nella regione meridionale della Calabria. Più tardi quella notte, quando un’auto esplode fuori casa di Chiara mentre osserva suo padre, Claudio, fuggire a piedi, l’atmosfera di gioia, balli e discorsi si trasforma in caos. Carmella è frustrata, ma non vacilla quando la madre di sua figlia rifiuta la sua richiesta di spiegazioni dicendole che è troppo giovane per capire. Quando scopre attraverso la notizia che Claudio è ricercato dalle autorità in relazione alla ‘ndrangheta, una mafia con profonde radici nella sua zona, giura di rintracciarlo facendo l’unica cosa che la mette in maggior pericolo: fare domande.
Cosa rende A così intelligente? L’opinione di Chiara su questo argomento è che non cerca mai di convincere lo spettatore che il percorso di questa ragazza finirà in uno spargimento di sangue. Mentre lavora per sfondare la porta del mondo criminale, diventa chiaro che il pericolo non è per il suo corpo, ma per la sua anima. Kiara non è un’estranea. Le risposte che cerchi saranno fornite gratuitamente se aspetti di essere abbastanza maturo per capirle. Si scopre, forse più velocemente per il pubblico di Chiara, che ciò che ha davvero scoperto è stato uno sguardo al suo futuro, almeno che la sua famiglia aveva pianificato per lei.
Chiara diventa un ottimo orologio fino a quando la drammatica domanda diventa se questa quindicenne possa sfuggire alla sua situazione perseguendo la verità e se lo desidererebbe se l’avesse trovata.