Come ha osservato Balboni, il debito sovrano italiano, il più grande d’Europa con oltre 2.900 miliardi di euro, lo rende vulnerabile a qualsiasi panico del mercato europeo, non importa quanto stretto sia il suo portafoglio finanziario.
“Potremmo dire che i mercati sono ingiusti, ma non funzionano”, ha detto Carlo Cottarelli, ex senatore italiano e alto funzionario del FMI che ora dirige il programma di scienze economiche e sociali presso l’Università Cattolica di Milano. “È un dato di fatto quando c’è uno shock per l’economia dell’UE, dato il nostro debito pubblico, anche se non è giusto”.
Ma la verità è che l’economia italiana soffre di molte debolezze, tra cui una crescita cronicamente bassa, l’invecchiamento della popolazione e una regolamentazione interventista supervisionata da una burocrazia dalla mentalità ristretta.
Forse la ferita aperta più evidente è il cosiddetto “super bonus”, gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni domestiche che hanno ampiamente contribuito a far lievitare il deficit di Roma al 7,4% del Pil lo scorso anno.
Roma ha voluto attribuire la colpa del deficit solo a quella politica, ma questa è un’esagerazione. Oneglia ritiene che l’Italia non abbia ancora adottato una riforma seria e stia facendo solo il minimo indispensabile per evitare imbarazzi economici. Con un maggiore controllo, i mercati potrebbero iniziare a produrre cotone, ha affermato.
Se lo facessero, l’aumento dei costi degli interessi potrebbe costringere Meloni ad adottare misure impopolari, come l’inversione di un taglio delle tasse sulle imprese di 12 miliardi di euro che ha contribuito al deficit dello scorso anno.
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