ROMA, 27 ott. (Reuters) – L’Italia non dipendera’ dalla Cina per il commercio o la tecnologia e proteggera’ qualsiasi settore ritenuto strategico, ha affermato giovedi’ il suo nuovo ministro dell’Industria.
Adolfo Urso ha parlato quando gli è stato chiesto della recente decisione della Germania di consentire alla COSCO cinese di acquistare una partecipazione in un terminal portuale di Amburgo gestito dal gigante della logistica HHLA. (HHFGn.DE) – Società operante anche nel porto italiano di Trieste.
“Non ci metteremo nelle mani dei cinesi”, ha detto Urso a un giornalista in una conferenza a Roma.
Urso è una figura di spicco dei Fratelli d’Italia, il partito del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha prestato giuramento la scorsa settimana, ed è già presidente dell’influente commissione parlamentare sulla difesa.
“Se altri vogliono diventare dipendenti dall’energia, e quindi dipendenti dalla potenza russa, tecnologicamente o in una certa misura commercialmente dalla Cina, non li seguiremo”, ha aggiunto Urso.
Nel 2019, l’Italia è diventata il primo grande paese industrializzato ad aderire alla Belt and Road Initiative cinese, un imponente progetto volto a migliorare la frontiera commerciale di Pechino.
Finora è venuto fuori poco dall’accordo. Prima della vittoria elettorale di Maloney, ha detto a Reuters che non intendeva continuare lo sforzo.
L’Italia si sta muovendo più velocemente della Germania nell’allontanarsi da Russia e Cina, ha affermato Francesco Galletti, fondatore della società di consulenza sul rischio politico Sonar.
“Trieste e Amburgo sono i gemelli siamesi. Sono due porti importanti, entrambi situati in corridoi strategici che collegano i mari freddi con il Mediterraneo”, ha detto a Reuters.
All’inizio di questa settimana, Urso ha affermato che l’amministrazione Meloni perseguirà una legislazione anti-acquisizione, o cosiddetti “poteri d’oro”, per prevenire offerte indesiderate in settori ritenuti strategicamente importanti.
L’ex primo ministro Mario Draghi ha usato i poteri dell’oro per bloccare gli sforzi della Cina per espandere la sua presenza nella terza economia della zona euro.
Segnalazioni di Angelo Amante e Giuseppe Fonte; Montaggio di Andrew Heavens
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