Il regista italiano Gianni Amelio ha dichiarato martedì alla Mostra del Cinema di Venezia che il suo nuovo film Il Signore delle Formiche, il quarto contendente italiano al Leone d’Oro, è stata una meravigliosa storia d’amore gay.
Amelio, 77 anni, calabrese, che ha vinto il Leone d’Oro per The Way We Laughed nel 1998 e si è dichiarato gay solo quando ha presentato il suo documentario del 2014 Happy to be Different, ha detto che il film raccontava il caso di Aldo Braibanti, che è gay. Poeta, scrittore e drammaturgo Emilian è stato accusato di aver approfittato psicologicamente di un giovane studente che secondo i desideri della sua famiglia ha subito una terapia elettroconvulsivante e il suo tempo in un ospedale psichiatrico. Pribanti finì sotto processo e fu condannato a nove anni di carcere nel 1968.
Questa vicenda e le vivaci proteste che ha generato sono diventate una delle principali cause di celebrità all’epoca.
“Adoro questo film”, ha detto Emilio, e gli altri suoi film acclamati includono A Blow to the Heart (1982), Ragazzi di Villasperna (1987), Open Doors (1989), Stolen Children (1992), La America (1994), Le chiavi di casa (2004), La stella scomparsa (2006), Il primo uomo (2011), L’intrepido (2013), La tenerezza (2017), Hammamet (2020).
“Non sono contento, però”, ha continuato, “non per questo lavoro che ritengo uno dei miei migliori ma per le cose che sono speciali per me, di una storia d’amore che ho avuto sul set, così tormentata”.
“Forse il film ne ha approfittato, ho scoperto le stesse debolezze del protagonista.
“Insomma, si tratta della vicenda Braibanti, ma soprattutto dell’amore tra un uomo e un ragazzo, ed è diventato molto autobiografico”.
Nel film, con Luigi Lo Cascio nei panni del pensatore Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), Leonardo Maltese appare come un giovane Ettore, nome completo perché la sua famiglia non ha dato il permesso di usare il suo vero nome, ed Elio Germano nei panni di Ennio, un giornalista de l’Unità comunismo che è ossessionato dal processo e vuole raccontarlo senza censure, compare anche ad un certo punto durante le proteste della giovane Graziella (Sarah Serayoko), volto dell’odierna leader radicale Emma Bonino.
«All’epoca non era nemmeno in radicale – spiega Amelio – ma ho preferito il suo viso a quello di un piccolo giocatore con il ritratto di (il defunto leader radicale) Marco Panela. Mi interessava mostrare quanto fosse importante erano in Italia, quanto erano coraggiosi, e grazie al Partito Radicale il crimine di oppressione psicologica (‘plagio’) nel 1981.” Alla mostra al Lido era presente anche il presidente onorario dell’Arcigay, Franco Grillini.
“La questione gay non è stata risolta”, ha detto tra gli applausi di Emilio.
“Tutto quello a cui devi pensare sono i famigerati applausi al Senato quando hanno fermato il disegno di legge di Zan (che avrebbe reso il sentimento anti-gay un fattore aggravante nei crimini omofobici).”
Emilio ha presentato Il signore delle formiche il giorno dopo che il regista di documentari Gianfranco Rosi ha presentato il suo viaggio fuori concorso a Papa Francesco, dicendo che il papa argentino è il “papa rock” i cui fan possono rivaleggiare con gli inglesi . La pop star Harry Styles è impazzita al Lido per il suo libro Don’t Worry Baby.
Gli altri contendenti italiani per il primo premio al festival di quest’anno sono la storia d’amore cannibale e per adulti Bones and All diretto dal regista di Chiamami col tuo nome Luca Guadagnino e interpretato da Timothée Chalamet; Chiara di Susanna Necchiarelli; Monica di Andrea Paloro; e L’Immensità di Emanuele Crialese con Penelope Cruz, in cui il regista è apparso domenica nei panni di un uomo transgender.
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