sabato, Novembre 23, 2024

Incredibile tesoro di dinosauri in Italia riscrive storia, geografia ed evoluzione

Un adulto e due giovani del Tyrannosaurus Tethyshadros insularis mostrano i vari fenotipi esibiti da esemplari immaturi e maturi nel paleoambiente del Villaggio del Pescatore, la prima regione in Italia che ha conservato più individui della stessa specie. Credito: David Bonadonna

Un dinosauro sepolto in Italia riscrive la storia, la geografia e l’evoluzione dell’antica regione mediterranea.

L’Italia non è esattamente famosa per i dinosauri. Rispetto al suo eccellente patrimonio artistico e archeologico, i fossili di dinosauro sono molto rari. Non a caso, la scoperta dei primi resti isolati di questi animali, all’inizio degli anni ’90, suscitò molta eccitazione, ma subito dopo fu considerata nient’altro che un’eccezione a una regola generale. Durante il regno dei dinosauri, tra 230 e 66 milioni di anni fa, era difficile mappare il Mediterraneo antico, formato da innumerevoli piccole isole lontane da tutte le principali terre – Europa, Africa, Asia – inadatte alla conservazione Su grandi animali come i dinosauri. O così credevamo.

Ora, un nuovo studio è stato pubblicato in Rapporti scientifici Coordinati da ricercatori dell’Università di Bologna, svelano il primo sito fossile con scheletri di dinosauri multipli ed eccezionalmente completi provenienti dall’Italia: il Villaggio del Pescatore, situato nel comune di Duino-Aurisina, vicino a Trieste, nel nord-est dell’Italia.

scheletro bruno

Lo scheletro di Bruno, un individuo adulto del dinosauro Tethyshadros insularis, è descritto in questo nuovo studio. Fonte immagine: P. Ferrieri (per gentile concessione dell’Autorità di vigilanza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio del Friuli Venezia Giulia)

Questi bellissimi scheletri appartengono alla specie Tethyshadros insularis È il dinosauro più grande e completo mai trovato in questo paese. Il team descrive gli scheletri di alcuni dei dinosauri più belli e belli del sito (in particolare una nuova persona di nome “Bruno”) e mette in evidenza la presenza di sette (forse undici) individui al Villaggio del Pescatore.

Antonio Scheletro e Bruno

Ricostruzione scheletrica dell’individuo Tethyshadros insularis, con l’esemplare immaturo soprannominato ‘Antonio’ ​​​​(sopra) e lo scheletro maturo appena descritto di ‘Bruno’ sotto. Credito: Università di Bologna

I dinosauri non sono gli unici resti fossili del sito: pesci, coccodrilli, rettili volanti e persino piccoli crostacei forniscono un’immagine vivida di un antico ecosistema senza pari in tutto il mondo. I fossili unici raccolti dal Villaggio del Pescatore di Trieste possono essere ammirati presso il Museo Civico di Storia Naturale, concesso in deposito dal Ministero della Cultura italiano.

Il sito di scavo del Villaggio del Pescatore

Il sito fossilifero al Villaggio del Pescatore, dove le persone della ZOIC stanno lavorando per estrarre i fossili di questo incredibile dinosauro. Crediti: ZOIC srl

Lo studio inoltre rivede e riscrive diverse ipotesi evolutive per spiegare l’antico contesto mediterraneo. In origine i geologi interpretarono l’area oggi conosciuta come Villaggio del Pescatore come parte di un’isola al centro di un oceano “protomediterraneo” chiamato Tetide. Ha sostenuto questa errata interpretazione che lo scheletro relativamente piccolo, il primo scheletro di dinosauro trovato nel sito (soprannominato “Antonio”), fosse in realtà una specie “nana”, un esempio della cosiddetta “base dell’isola” (miniaturizzazione evolutiva di animali ) su larga scala in un ambiente isolato a causa della scarsità di risorse).

Antonio Pons al microscopio

Le ossa di “Antonio” al microscopio mostrano gli osteociti (punti neri cerchiati): il tessuto osseo fossilizzato è stato analizzato per dedurre l’età relativa degli scheletri di dinosauro al momento della loro morte. Credito: Università di Bologna

In questo nuovo studio, il team di ricerca documenta che “Antonio” è un individuo immaturo, mentre “Bruno”, che è di dimensioni maggiori, rappresenta un individuo più anziano – e questo individuo avrebbe potuto essere ancora in crescita al momento della sua morte.

Bruno Scull

Teschio di “Bruno”, lo scheletro appena descritto del dinosauro Tethyshadros insularis. Fonte immagine: A. Giamborino (a cura dell’Ente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia)

Nuovi dati geologici raccolti dal team hanno fornito anche l’età del sito e dei suoi fossili: quasi 80 milioni di anni fa, in gessoso intervallo. Sono circa 10 milioni di anni in più di quanto si pensasse: un tempo molto lungo anche quando si ha a che fare con i dinosauri. All’epoca, quella che oggi è l’Italia nord-orientale era una terra affacciata su un vasto oceano ma collegata all’Europa occidentale e all’Asia. Ciò significa che non solo le piccole isole hanno segnato l’antico Mediterraneo, ma molte delle rotte migratorie di grandi animali terrestri come i dinosauri potrebbero essere state possibili attraverso i ponti di terra di quella che chiamiamo l’Italia odierna.

albero evolutivo semplificato

Albero evolutivo semplificato che mostra dove Tethyshadros potrebbe inserirsi tra i suoi parenti Hadrosauriform, i cosiddetti dinosauri dal becco d’anatra. Credito: Università di Bologna

Questa nuova ricerca evidenzia non solo il primo passo in termini di scoperte eccezionali, ma soprattutto il ruolo fondamentale dei reperti fossili di dinosauri italiani nella valutazione di importanti ipotesi scientifiche su questi antichi animali. Essendo il sito già tutelato dalle istituzioni italiane, le nuove attività di ricerca e didattica possono rappresentare un’occasione per inserire il patrimonio geologico e fossile nell’elenco dei “must see” durante la visita al “Belpaese”.

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Riferimento: “Il dinosauro italiano Lagerstätte rivela il ritmo e il metodo dell’evoluzione delle dimensioni del corpo adrosiforme” 2 dicembre 2021, Rapporti scientifici.

I ricercatori coinvolti nello studio sono: Alfio Alessandro Chiarenza (Università di Vigo), Matteo Fabbri (Field Museum of Natural History, Chicago), Lorenzo Consorti (Università di Trieste e Servizio Geologico d’Italia – ISPRA), Juan Cantalapiedra (Universidad de Alcalá )), David Evans (Royal Ontario Museum e Università di Toronto), Federico Fante e Marco Moscioni (Università di Bologna).

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