Di Federico Maccioni
MILANO (Reuters) – Uno scontro tra il direttore di un famoso museo di Torino e i politici della coalizione di destra guidata dal primo ministro italiano Giorgia Meloni ha alimentato il dibattito sulla possibilità che il governo stia cercando di esercitare un controllo indebito sulla cultura.
Christian Greco, che gestisce il Museo Egizio nella città dell’Italia settentrionale dal 2014, ha assistito a un aumento significativo delle vendite di biglietti, con oltre 900.000 persone che visiteranno il sito nel 2022, un aumento del 6,3% rispetto ai livelli pre-pandemia.
Tuttavia, è stato criticato dai partiti di destra nel 2018 quando ha lanciato un annuncio che offriva riduzioni di prezzo per i parlanti arabi riconoscendo che la collezione del museo proveniva dall’Egitto, il più grande paese arabo.
Il partito Fratelli d’Italia della Meloni e il suo alleato, la Lega, hanno affermato che i tagli dei prezzi sono discriminatori nei confronti degli italiani e, da quando hanno preso il potere dopo le elezioni dello scorso anno, hanno ripreso il comando.
“È un direttore di sinistra che gestisce il Museo Egizio di Torino con ideologia e razzismo contro gli italiani e i cittadini cristiani”, ha detto questa settimana al sito Affaritaliani.it il vicepresidente della Lega Andrea Crippa.
Giovedì, in un’intervista con diversi giornali, Greco ha difeso il suo operato e ha affermato che i politici italiani, a differenza dei loro omologhi stranieri, hanno cercato di interferire nelle decisioni tecniche su come vengono gestiti i musei e su come vengono scelti i loro direttori.
“In sette anni di lavoro all’estero… non ho mai incontrato un politico”, ha detto al quotidiano La Stampa, riferendosi apparentemente al periodo trascorso nei Paesi Bassi.
La coalizione di Maloney, salita al potere lo scorso ottobre, sta portando avanti un’agenda nazionalista che comprende una legislazione contro l’uso di parole straniere nei documenti ufficiali.
Sebbene Greco sia cittadino italiano, i precedenti governi di centrosinistra hanno nominato stranieri di alto profilo per gestire alcuni dei siti più famosi del paese, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze, Pompei e la Pinacoteca di Brera di Milano.
Vittorio Scarpi, sottosegretario alla Cultura, ha affermato il mese scorso che alcune delle migliori opere d’arte dovrebbero andare solo agli italiani, e il governo ha introdotto nuovi criteri per il processo di selezione.
Ha detto che spera che ci sia trasparenza nelle nomine future, ma ha detto che i politici italiani dovrebbero smettere di interferire.
“In Italia ci sono troppe ingerenze politiche, si distrugge un po’ di equilibrio ed è un problema che ci sarà sempre”, ha detto a La Stampa.
(Segnalazione di Federico Maccioni, montaggio di Crispian Palmer e Sharon Singleton)
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