A Century of Dreams flusso e riflusso attraverso l’impresa artistica del regista italiano Pietro Marcello, Martin Eden, è un’ampia e brillante rielaborazione del romanzo di Jack London del 1909 su un marinaio ignorante che si imbarca in una missione trasformativa per diventare un famoso scrittore – e ci riesce fatalmente .
Una delle figure più amate ma incomprese della letteratura, Martin Eden è stato portato da Marcello e dal co-sceneggiatore Maurizio Braucci da Auckland a Napoli, dove un fortunato marinaio (interpretato da Luca Marinelli, la cui brillante interpretazione gli è valsa un premio come miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia ) lavora in mare Da quando è diventato orfano all’età di 11 anni.
Girato in 16mm, il film ha lo stesso aspetto del suo eroe con lo stesso nome; Un giovane ingannevolmente bello con un fisico alto, ogni gesto di Martin, ogni sguardo con occhi selvaggi irradia carisma e forte sentimento.
La sua vita è deragliata quando interviene per salvare il ricco cretino Arturo (Giustiniano Alpi) dall’essere picchiato da un serial killer su una banchina di Napoli. Grazie, Arturo lo invita nella rigogliosa fattoria di famiglia, dove Martin incontra un mondo di comfort e alta cultura a lui sconosciuto.
È una sconcertante serie di dipinti e piedi in pile di libri di poesie. Ma il tesoro più bello della casa, ha deciso, è la sorella di Arturo, Elena (Jessica Cressi), una bionda impeccabile che è subito affascinata dalla sua educazione mondana e dalla sua grammatica; Tornando a casa, annusa avidamente i libri a cui lei gli ha prestato, come se contenessero segreti da trascendere nella sua classe.
In dotazione: Pallas Films
)Martin si imbarca in una “Insatiable Walk Through the Realm of Knowledge”, che si autodefinisce, leggendo tutto e qualsiasi cosa disponibile, e continua a guardare Elena con gli occhi imbrattati d’amore.
Nei suoi messaggi a lui, parla direttamente alla telecamera, posando su uno sfondo blu opaco come una pura visione – una giustapposizione che viene enfatizzata quando il film si trasforma nella realtà di Martin, dove uno dei suoi compagni di lavoro è incorniciato spiritualmente da freddo, decadente pareti.
Determinato a riscrivere il suo destino e sposare Elena, compra una vecchia macchina da scrivere vivace e progetta nobilmente di lavorare per diventare uno scrittore – “uno degli occhi con cui vede il mondo” – con una scadenza di due anni.
Nel libro di Londra, grandi risme sono dedicate a rintracciare i tentativi ostinati di Martin di irrompere nel gioco letterario, catalogando la sua fatica e le sue vittorie strazianti, passo dopo passo.
Al contrario, il tormento di una vita economicamente artistica è qui presentato (a differenza dell’autobiografia distillata di Abel Ferreira Pasolini, scritta anche da Brauci) con una pila costante di manoscritti che vengono inopportunamente rifiutati e restituiti.
Sembra di essere da qualche parte all’inizio del ventesimo secolo, ma l’eccitazione continua, sostenuta da allegre canzoni pop italiane e, più tardi, dal ritmo ipnotico di una discoteca – tocchi arcaici che decodificano audacemente il film.
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)Il periodo di tempo va alla deriva liberamente dalla fine del secolo alla fine degli anni ’70, con un misto di connotazioni (moda, tecnologia, arredamento della casa) che si rifiutano di essere stabilite – una manovra che ricorda il crollo temporale di Alice Rohrwacher nei panni di Happy as Lazaro, un’altra storia di innocenza perduta.
Ma come nel precedente racconto cosmico senza tempo di Marcello, perso e bello, il pensiero magico del film è bilanciato da un tentacolare richiamo della storia italiana; La lunga bibliografia dell’anarchico include Eriko MalatestaGruppi socialisti prima della prima guerra mondiale, camicie nere e nazisti, fino alla crisi dei rifugiati contemporanea e al crescente populismo dell’estrema destra lega.
Ciò si ottiene in parte attraverso filmati d’archivio che mostrano lavoratori portuali, vita di strada e manifestazioni politiche dal 1921 – immagini grintose e decadenti che intrecciano la storia di Martin in generazioni di lotte nel mondo reale, che risuonano con le simpatie della classe operaia per i documentari del regista, in particolare il Wolf’s Gruppo Bocca a Genova. .
Questo materiale d’archivio è intessuto nella narrativa più tradizionale del raggiungimento della maggiore età, insieme a momenti meticolosamente fabbricati, che ricordano brevi ricordi della vita psicologica di Martin: le sue paure, i ricordi e i sogni.
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)Un’apparizione nostalgica mostra due bambini sorridenti, presumibilmente Martin e sua sorella, che ballano davanti a un flipper – un altro esempio dell’acrobazia temporale del film – mentre una pausa miracolosa sfumata di blu segue un gruppo di ragazzi che si tuffano per un polpo e si strappano dall’estasi . nella carne con i denti.
Nel loro insieme, questa miscela lirica di immagini documentarie con aspetto esteriore e riverenza speciale evidenzia la preoccupazione centrale del film: conciliare i bisogni della società con i bisogni dell’individuo.
La domanda stessa ingoia Martin e minaccia di distruggerlo.
La sua posizione idealistica ha lasciato il posto al disgusto per l’industria culturale – il film trasforma in modo convincente l’immagine di bei libri avvolti in pelle che escono dalla stampa in una profezia di sventura – nemmeno il suo intelligente mentore appena certificato Ross Bresden (veterano del teatro italiano Carlo Cecchi) può influenzare le sue visioni radicalmente individuali.
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)La sua depravazione spirituale – rappresentata da un’unica ferita che balza in avanti nel tempo, rivelando Martin come una bionda vampira, che si crogiola in tutta la sua gioia precedente – irrompe nella tela abbagliante di Marcello, mentre questa orribile versione di Martin diventa un presagio delle epiche tragedie del ventesimo secolo (e primo secolo!) su istigazione di uomini paranoici.
(Per questa brutale trasformazione, Marinelli merita un secondo premio.)
Una ricca miscela di finzione, sperimentazione formale ed etnografia poetica, il film di Marcello è tanto lussuoso nella sua narrazione quanto feroce nella sua critica politica.
Come osserva il protagonista di Lost and Beautiful, “I sogni e i miti, sebbene fantasiosi, devono dire la verità”.
Martin Eden suona in esclusiva al Golden Age Cinema di Sydney dal 17 giugno e all’ACMI di Melbourne dal 25 giugno.
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