Secondo uno studio FAPAV/IPSOS, gli atti di pirateria audiovisiva in Italia diminuiranno da 345 milioni a 319 milioni nel 2022, con il 39% degli italiani adulti coinvolti nella pirateria nel 2023, in calo rispetto al 42% del 2022. .
Il furto è costato all’economia italiana circa 2 miliardi di euro, provocando una perdita di 821 milioni di euro di Pil e circa 11.200 posti di lavoro.
I contenuti più piratati sono i film, mentre la pirateria di programmi TV e giochi è in declino. La pirateria digitale è la modalità più diffusa (37%), seguita dallo streaming (18%) e dai download (15%). 11,8 milioni di italiani hanno utilizzato almeno una volta l’IPTV per accedere a contenuti piratati.
I giovani (sotto i 35 anni) con livelli di istruzione più elevati hanno maggiori probabilità di plagiare i contenuti. Il Sud Italia ha un tasso di pirateria più elevato rispetto al Nord.
Lo studio ha inoltre rilevato che i furti tra gli adolescenti sono in diminuzione (dal 51% nel 2021 al 45% nel 2023).
Secondo il presidente della FAPAV Federico Bagnoli Rossi, nonostante la lieve diminuzione, la pirateria resta un grave problema in continua evoluzione, che compromette lo sviluppo del settore audiovisivo e incide sull’occupazione.
Tra i possibili deterrenti, le multe salate, l’oscuramento dei siti web e la presentazione di denunce penali sono considerati i più efficaci. Il blocco dei siti pirata sembra essere una soluzione di successo e, in alcuni casi, i pirati sono costretti ad abbandonare del tutto le pratiche illegali, e alcuni utilizzano alternative legali a pagamento (45%).
Lo studio conclude che la lotta contro la pirateria richiede un approccio su più fronti.
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