Caroline Dinenage, presidente della commissione Cultura, media e sport del Parlamento, ha affermato di aver scritto alla BBC, Channel 4 e GB News, nonché alla società tecnologica TikTok in merito alle accuse.
Lunedì la polizia di Londra ha dichiarato di aver ricevuto accuse di violenza sessuale risalenti al 2003.
Brand, l’ex marito della cantante americana Katy Perry, si è riposizionato negli ultimi anni per costruire più di 6 milioni di follower sul suo canale YouTube.
Video recenti hanno incluso un’intervista con l’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson e discussioni su tutto, dal coronavirus agli UFO, alla censura e al welfare.
YouTube, di proprietà di Alphabet Inc, la società madre di Google, ha dichiarato di aver smesso di monetizzare il canale di Brand dopo che quest’ultimo ha violato la sua politica sulla responsabilità dei creatori.
Russell Brand lascia il Troubadour Theatre di Wembley Park dopo il suo spettacolo di sabato sera.credito: AP
“Se il comportamento fuori piattaforma di un creatore danneggia i nostri utenti, dipendenti o l’ecosistema, agiamo per proteggere la comunità”, ha affermato un portavoce di YouTube.
Il presidente della commissione parlamentare Dinenage ha chiesto a TikTok se Brand fosse ancora in grado di monetizzare i suoi post su Tiktok. Ha inoltre richiesto alla BBC e a Channel 4 rapporti sui tempi e sui progressi delle loro indagini su Brand.
Sabato Brand ha pubblicato un videomessaggio sui social media in cui negava le “accuse penali molto gravi” poche ore prima della sua pubblicazione.
“Queste accuse si riferiscono al periodo in cui lavoravo nel mainstream, quando ero sempre sui giornali, quando lavoravo nei film. Ne ho scritto ampiamente nei miei libri ed ero molto promiscuo”, ha detto Brand. .
“Ora, durante quel periodo di promiscuità, le relazioni che ho avuto sono sempre state consensuali”, ha aggiunto il comico, noto per il suo stile e il suo aspetto appariscente.
Anche le esibizioni dal vivo programmate di Brand sono state cancellate poiché le accuse si sono diffuse attraverso i media.
Reuters e Associated Press
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